08_06_2012 | CORPUS DOMINI, L’OMELIA DI LAMBIASI: “I CRISTIANI NON SOGNANO L’EGEMONIA SULLA CITTA’, MA…”

Venerdì, 08 Giugno 2012

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CORPUS DOMINI, L’OMELIA DI LAMBIASI: “I CRISTIANI NON SOGNANO L’EGEMONIA SULLA CITTA’, MA…”


Rimini lo ha scritto nelle pieghe del suo tessuto urbanistico. “La configurazione architettonica della nostra città, con la cattedrale e il palazzo comunale al centro, e con le varie chiese incastonate nel tessuto urbano, restituisce plasticamente una immagine della realtà sociale, centrata attorno alla dimensione religiosa, còlta in stretta connessione con quella civile”, ha detto ieri il vescovo Francesco Lambiasi nella sua consueta ‘omelia alla città’ in occasione del Corpus Domini.


Sono due i messaggi conservati e tramandati da questa Rimini così fatta. “Il primo, che i cristiani non sognano l’egemonia sulla città, ma non possono rinunciare ad esserne l’anima e il fermento; secondo, che nel dialogo rispettoso e positivo tra la comunità ecclesiale e quella civile si tutela una sana e serena ‘laicità’. Laicità infatti non significa indifferenza dello Stato di fronte al fatto religioso, ma garanzia da parte dello Stato per la salvaguardia della libertà di religione (cfr Corte Costituzionale, sentenza n. 203/1989)”.


“Pertanto laicità ed eucaristia non si rapportano in proporzione inversa, per cui a fronte di un di più di fede ci sarebbe un di meno di laicità. Infatti la cultura eucaristica genera un nuovo modo di pensare e di vivere, percepibile anche al di là dei confini espressamente ecclesiali. L'eucaristia trasmette un segnale forte di un umanesimo integrale e plenario, rappresentabile nella figura di una ellisse a due fuochi, la persona e la famiglia”.


“La cultura eucaristica richiede a noi cristiani di essere non i cortigiani dei potenti, ma i servitori dei poveri; ricorda ai responsabili della cosa pubblica che occorre dare gambe a quel piano strategico con cui si è voluto disegnare il futuro della città nel segno della solidarietà e della fraternità, e all'insegna di una pacifica e civile convivenza; esige che il baricentro della nuova Rimini sia il bene comune e non il profitto dei pochi o il privilegio dei pochissimi a spese dei molti, dei moltissimi”.